Che rapporto si crea tra persone ai margini della società, comunità, istituzioni e nuove tecnologie? l’inclusione è un processo sociale che merita un ragionamento approfondito in una prospettiva di innovazione e rigenerazione urbana.

Perché siamo nella situazione in cui l’inclusione sociale diventa un problema su cui ragionare e confrontarsi? Attiviamo una riflessione su quello che stiamo facendo, e strutturiamo prospettive critiche del sistema che produce i disagi. “Devianti si diventa, non si nasce” è una premessa importante per Don Ettore Cannavera, Fondatore della Comunità “La Collina”: “nasciamo con la propensione al bene e alla giustizia ma questi ragazzi vivono l’esperienza del carcere perché, nella speranza di affermarsi e farsi vedere nel mondo, ritengono necessario assumere comportamenti devianti,  che portano alla perdita della libertà”. E prosegue, “Genitori, insegnati, adulti è di queste figure che ci dobbiamo occupare, che dobbiamo formare per non arrendersi di fronte alle difficoltà e ai problemi dei ragazzi”. I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati e di essere visibili ma ciò che manca è il patto con le famiglie. Anche l’amministrazione pubblica può essere garante di questo patto lavorando sui contesti delle famiglie e delle comunità, sostenendo e attivando percorsi innovativi. Sono 890 i ragazzi disagiati in carico a Cagliari: i numeri parlano per l’Assessore alle Politiche Sociali, Luigi Minerba, e raccontano una situazione che punta ad un’azione preventiva: centri di quartiere e di aggregazioni per prevenire gli effetti del disagio famigliare, nuovi percorsi scolastici e universitari per garantire a giovani e adolescenti di famiglie svantaggiate la possibilità e il diritto all’educazione e allo studio.

Un buon servizio sociale per i minorenni “Prende in carico e vuole approfondire i rapporti familiari per decodificare i messaggi nascosti e mandati dal ragazzo che ha commesso il reato”, secondo la dottoressa Roberta Corsi U.S.M.M. Cagliari, gli interventi devono essere personalizzati per essere funzionali. Conoscere la cultura del territorio è utile per trovare le risposte  più adatte che possano consentire di riallacciare il ragazzo al suo ambiente.

L’associazione “Domus de Luna” porta in scena esperienze concrete e di successo di prevenzione, recupero e reinserimento nella società: Exmè, un centro di aggregazione operativo a Santa Teresa Pirri, che si è posta il grande obiettivo di dare risposta al disagio dei minori, accogliere le mamme con bambini per recuperare i presupposti della genitorialità

“Ma da dove si può ripartire? Questo non è un paese per giovani”, esordisce parafrasando i fratelli Cohen Marco Luciano Zurru Sociologo, e docente dell’Università degli Studi di Cagliari.

Per ripartire occorre investire nelle tre principali leve di inclusione sociali: la famiglia, la scuola e il lavoro. Un terzo dei giovani non lavorano, non studiano e hanno disagi familiari, questo rappresenta un grande fallimento per la società e un campanello di allarme per il futuro. “La realtà italiana soffre d’isoformismo istituzionale: l’imitazione dei modelli esterni, senza dotarsi delle macchine adeguate”. Non c’è comunicazione tra i comuni, ed è per questo che occorre ideare un nuovo ente istituzionale di gestione, adatto al nostro contesto e capace di rispondere alle nostre esigenze.