La rigenerazione è tra le principali sfide dei territori. Riattivare aree o edifici inutilizzati non valorizza solamente gli spazi fisici ma diviene condizione per la realizzazione delle potenzialità individuali e collettive attraverso la creazione di spazi relazionali. La conferenza “Luoghi ritrovati: comunità, rigenerazione, sviluppo“, moderata dal project manager di Smart Cityness Stefano Gregorini, ha dato voce agli autori dei progetti che hanno voluto ridare vita a spazi ormai dimenticati, attivando dinamismo sociale ed economico, generando nuove opportunità e facilitando atteggiamenti collaborativi.

Roberto Covolo ha aperto l’incontro raccontandoci la storia dell’ExFadda, ex stabilimento enologico in Puglia restituito alle idee e alle persone. Trasformato in un laboratorio urbano e centro culturale e sociale, si tratta di uno spazio dove imparare, sviluppare relazioni, mettersi alla prova, esibirsi e lavorare; un incubatore di comunità dedicato a tantissime attività, tra laboratori artigianali, artistici e musicali.

Tommaso Lussu, fondatore di Casa Lussu ad Armungia, piccolo villaggio di 474 abitanti nel Sud Sardegna, ci ha raccontato invece come un’antica casa di corte sia diventata un laboratorio di tessitura a mano e un importante centro culturale e di aggregazione per la comunità. La parola è passata poi a Franco Carcangiu, fondatore de Le Case del Folletto a Sadali, che si è concentrato nel corso del suo intervento sugli sforzi che le comunità impegnano nei processi di rigenerazione degli spazi, ma anche sulle loro difficoltà.

È intervenuto poi Giep Hagoort, professore Emerito in Arte ed Economia all’Università e Accademia dell’Arte di Utrecht, arrivato a Smart Cityness direttamente dall’Olanda per condividere con noi i suoi studi di modelli pratici legati alla rigenerazione urbana: la creatività, nella prospettiva di Hagoort, è il motore principale di uno sviluppo imprenditoriale basato su un modello di lavoro cooperativo e sinergico.

A concludere l’incontro l’intervento di Daniele Gregorini, responsabile di hOMe, il progetto che ha riconvertito i locali dell’ex Fabbrica OM di FinSardegna in uno spazio di produzione artistica e artigianale condiviso a Cagliari, e che ha permesso a circa venti artisti di produrre le opere esposte al festival. hOMe è nato per sopperire alla forte esigenza della città di Cagliari e della Sardegna di avere luoghi di socializzazione e di scambio culturale, già presenti nelle grandi capitali d’Europa e nei territori in cui si è deciso di affidarsi alla cultura come volano di sviluppo locale, ma quasi del tutto assenti nel nostro territorio. I protagonisti del progetto hanno avuto la possibilità di dare nuova vita ai circa 1000 mq del capannone, incontrandosi e sperimentando diverse forme d’arte, creando così oggetti che sono sì il frutto delle proprie esperienze, ma carichi anche dei pareri e degli apporti degli altri.